Oltre il mare

Ero soltanto.
Ero.
Cadeva la neve.


Le luci della South Street filtrano attraverso le finestre, illuminando una stanza piccola e piuttosto squallida. Sono arancioni, rosa, rosse. I neon hanno colori innaturali. Un'insegna con caratteri cinesi illumina l'angolo della strada. I suoi vestiti sono ancora per lo più nelle valige, ordinati. Siede sul letto, dopo il primo giorno di lavoro in America, il silenzio lo avvolge rotto dal suono di un televisore che filtra attraverso pareti troppo sottili. Tra le dita, rigira tre piccole cornici, con tre piccole fotografie. Le sue sorelle, in abiti tradizionali, lo guardano attraverso il vetro protettivo con l'espressione formale e vuota dei ritratti. Non sono fotografie fatte per amore. Sono fotografie fatte per dovere, eppure gli restituiscono un brandello di familiarità. L'unica che sorride, appena appena, è Nahoko. Le labbra rosse piegate appena verso l'alto in una ribellione piccola, dell'ultimo minuto, che rende il trucco pallido del viso irregolare. Ha un pettinino con un fiore di loto infilato nell'acconciatura. L'intemperanza della ragazzina lo fa sorridere di un affetto distante, mentre posa le immagini sul comodino. E' di nuovo da solo. Si lascia scivolare sdraiato all'indietro sul letto con un sospiro, gli occhi tenuti sul soffitto giallognolo e macchiato. L'entusiasmo dell'avventura che è stata attraversare l'oceano inizia a creparsi di piccoli fastidi, non sufficienti ad abbattergli lo spirito ma sufficienti a fargli desiderare qualcosa di diverso da quella stanza di Motel lurida. Ha scattato 13 immagini e le ha infilate in un raccoglitore. Dei piccioni, dei grattacieli, un camioncino che vende hot dogs, una vecchia signora di colore con una borsa troppo grande, l'insegna di un ristorante, dei taxi parcheggiati, un idrante, i rami di un albero, un predicatore, uno spazzino che si è messo in posa per lui sorridendo, le luci di Boathouse Row nella notte che si riflettono sul fiume. E di nascosto, i due ragazzi biondi innamorati sulla panchina, dopo che si è allontanato abbastanza da non dare nell'occhio. Ma quella foto la tiene ricoperta con carta di riso, come se non andasse guardata, o andasse guardata solo quando ti da il permesso. Le ha messe tutte in una scatola, insieme all'indirizzo della casa stregata. 

E in fondo, forse è quello di cui ha bisogno. Perchè si inginocchia a terra e gorgoglia un rito gutturale, nel silenzio della propria stanza. Quando Kitsune appare lo fa ridendo. Kitsune la volpe bianca, Kitsune il fantasma. Kitsune, il messaggero di Inari Okami. Ride di lui, dacchè gli spiriti hanno una concezione misteriosa di rispetto.

"Shoki, che ti succede? Hai lasciato le vertebre nella terra di tuo padre e facciamo fatica a riconoscerti. Sei come i morti, nel mondo dei vivi."

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